28.10.2020
Ambiente
Il futuro del Pianeta richiede un’energia pulita
Il punto sullo stato di attuazione dell’Obiettivo 7 dell’Agenda 2030. La situazione di stallo dell’Italia e l’impegno di Coopservice

Emissioni inquinanti e cambiamenti climatici: un inquietante precedente

Non è la prima volta che i cambiamenti climatici mettono a rischio il futuro del Pianeta.

Un nuovo studio internazionale cui hanno partecipato anche le Università di Ferrara e la Statale di Milano, recentemente pubblicato su Nature Geoscience, fornisce prove biologiche e geochimiche sui cambiamenti ambientali e climatici che hanno portato alla più devastante estinzione della vita sulla Terra nel passato geologico.

Oltre 250 milioni di anni fa infatti terrificanti eruzioni vulcaniche provocarono il rilascio di immense quantità di anidride carbonica che portarono al all’acidificazione degli oceani e al riscaldamento globale. Il risultato fu che nel giro di un tempo geologico relativamente breve si verificò la scomparsa del 70% delle specie terrestri e del 95% delle specie marine.

Combustibili fossili versus fonti energetiche rinnovabili

In quel caso si trattò di spaventosi fenomeni naturali, mentre oggi le cause dell’effetto serra e del riscaldamento globale sono da ricercare nell’attività umana e nell’uso sconsiderato delle risorse naturali.

In particolare, l’energia è il principale responsabile del cambiamento climaticorappresentando circa il 60% delle emissioni di gas serra globali: per produrla si sfruttano infatti prevalentemente combustibili fossili come petrolio (31%), carbone (27%) e gas (23%) attraverso processi che generano scorie tossiche e altamente inquinanti per l’ambiente.

A ciò si aggiunge il fatto che queste risorse energetiche non sono inesauribili e pertanto a causa dell’intenso sfruttamento a cui sono sottoposte negli anni tenderanno a estinguersi.

Per contro il ricorso alle fonti rinnovabili, quali sole, vento e acqua, seppur in costante crescita è allo stato ancora piuttosto lontano dall’avere un peso decisivo nei nostri attuali modelli di sviluppo.

L’Obiettivo 7 dell’Agenda ONU: energia pulita e accessibile per tutti
 

Ridurre drasticamente l’utilizzo di combustibili fossili e fornire a tutti l’accesso a un’energia pulita in quantità sufficiente ai bisogni è il Goal 7 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Un Obiettivo al centro delle strategie per la promozione di un nuovo modello di sviluppo che garantisca al pianeta un futuro sostenibile e che impatta in modo determinante su altri Goal del programma: in particolare con il primo, poiché la disponibilità di energia elettrica è essenziale per lo sviluppo economico e la riduzione della povertà, e con il terzo, visto che l’energia elettrica è indispensabile agli ospedali, mentre al contrario le emissioni prodotte dall’utilizzo di legna e carbone per il riscaldamento e la cottura dei cibi possono danneggiare la salute.

Oltre che ovviamente a una interconnessione diretta con il Goal 13 (‘Agire per il clima’) dal momento che, come detto, l’utilizzo di combustibili fossili costituisce la principale causa all’origine dei cambiamenti climatici in atto.

I progressi nella diffusione dei servizi di elettricità e nell’efficienza energetica

Con la crescita della sensibilità verso i temi della salvaguardia ambientale e la progressiva presa di coscienza della necessità di progettare nuovi modelli di sviluppo fondati sulla sostenibilità energetica, il Goal 7 e i relativi obiettivi ‘target’ hanno fatto fatto registrare negli ultimi anni segnali incoraggianti.

Due sono in particolare gli elementi di positività da sottolineare. Il primo riguarda l’accesso ai servizi di elettricità: nell’ultimo ventennio è cresciuta notevolmente la percentuale di popolazione che oggi, anche nei Paesi più poveri, può usufruire di questa fondamentale opportunità. 

Immagine: Il futuro del Pianeta richiede un’energia pulita

“Percentuale di popolazione che ha accesso all’elettricità: confronto tra gli anni 2000 e 2017”, fonte: The Sustainable Development Goals Report 2019, pubblicata sul blog DeA Scuola-Live 

Il Global Sustainable Development Report (GSDR) pubblicato annualmente dalle Nazioni Unite attesta che complessivamente sul pianeta 9 persone su 10 dispongono quotidianamente di elettricità.

Di pari passo, grazie alla crescente sensibilità ecologica e agli incentivi economici introdotti nei Paesi a più alto tasso di sviluppo, è cresciuta l’efficienza energetica, ovvero la capacità di ridurre i consumi energivori a parità di prestazione. Valgano per tutti gli esempi dei mezzi di trasporto che utilizzano carburanti eco-sostenibili, degli elettrodomestici a basso consumo, delle abitazioni che richiedono meno energia per il riscaldamento, delle aziende che hanno introdotto tecnologie per ridurre i consumi e abbassare l’impatto energetico sull’ambiente.

I ritardi tra assenza di elettricità e uso quotidiano di combustibili insalubri 

Dato atto dei progressi, permangono inaccettabili ritardi che, al solito, riguardano in particolare le aree a minor sviluppo del pianeta.

Nell’ultimo report disponibile della ‘Division for Sustainable Development Goals (DSDG)’ delle Nazioni Unite si attesta che, ancora nel 2018, nel mondo 789 milioni di persone non hanno elettricità e che, cosa gravissima di per sé e ancora di più in tempi di emergenza sanitaria globale, non ne dispone 1 struttura sanitaria su 4.

La situazione è particolarmente allarmante nell’Africa sub-sahariana dove addirittura gli abitanti senza elettricità sono aumentati, con una percentuale che raggiunge l’87% nelle aree rurali.

Ancora più impressionante il dato sui combustibili inquinanti usati per le più basilari esigenze quotidiane: sono oltre 3 miliardi (circa il 40% della popolazione mondiale) le persone dipendono da legno, carbone, carbonella o concime animale per cucinare e per scaldarsi. Si tratta, quest’ultimo, di un dato particolarmente grave che ancora una volta colpisce soprattutto l’Africa sub-sahariana e l’Asia sud-orientale, in quanto i sistemi di cottura inefficienti e inquinanti sono un fattore di rischio per la salute delle popolazioni.

Per ovviare a questi problemi, secondo il report dell’Onu, occorre rapidamente intensificare gli sforzi, poiché, se è vero che nel 2017 sono aumentati a 21,4 miliardi di dollari i finanziamenti resi disponibili per la diffusione delle fonti rinnovabili nelle aree a minor reddito, in realtà solo il 12% è stato indirizzato ai Paesi più in difficoltà, i cosiddetti  LCD ‘Less Development Countries’.

I tre target dell’Obiettivo 7: più accesso all’elettricità, più sostenibilità, minor consumo

I gravi ritardi che ancora si registrano rendono evidente la natura dei problemi irrisolti e le sfide che  si profilano nell’avvicinamento a un Obiettivo che è davvero centrale per l’attuazione dell’Agenda 2030.

La prima esigenza è quella di intensificare e diffondere la produzione di energia elettrica per permettere al 10% della popolazione che ancora non ne usufruisce di potere godere di condizioni dignitose di vita.

La domanda di energia, però, è in costante crescita livello globale e l’attuale modello di soddisfacimento, fondato sull’uso prevalente dei combustibili fossili, oltre che compromettere l’equilibrio ecologico è destinato inevitabilmente ad esaurirsi.

Da qui la necessità di incrementare l’utilizzo delle fonti rinnovabili, che oggi incidono solo per il 17%  nel consumo mondiale di energia, ma anche quella di migliorare decisamente l’efficienza energetica investendo su tecnologie che consentono di ridurre sempre più significativamente i bisogni energivori delle abitazioni, dei settori produttivi, dei nostri stili di vita.

In ossequio all’assunto secondo cui ‘l’energia più pulita è quella che non si consuma’ sono diversi i programmi in atto promossi dalle istituzioni a livello planetario che fissano target in percentuale da raggiungere nei prossimi decenni: valga per tutti l’esempio dell’Unione Europea che ha recentemente aggiornato al rialzo i propri obiettivi per il clima e l’energia fissando per il 2030 una riduzione del 40% delle emissioni di gas ad effetto serra, unitamente a un incremento del ricorso a fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica (+32%).

La fase di stallo dell’Italia nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica

E l’Italia? A livello nazionale il contributo delle rinnovabili al consumo finale è passato dal 7,9% dei primi anni 2000 al 17,6% nel 2016, con una crescita lenta negli ultimi anni intorno allo 0,2% annuale, il che ha comunque consentito di superare con cinque anni di anticipo il valore obiettivo (17%) assegnato all’Italia dalla Strategia Europa 2020.

Dati confermati dall’ultimo rapporto di Asvis, l’organismo nato per promuovere nel nostro Paese l’attuazione dell’Agenda 2030, il quale attesta che dopo un periodo di continui miglioramenti dal 2014 viviamo una fase di stallo per quanto riguarda il raggiungimento dei 2 target delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica.

In particolare la produzione di energia da fonti rinnovabili si è ridotta del 6% negli ultimi quattro anni, probabilmente a causa della rimodulazione (al ribasso) degli incentivi economici riconosciuti dallo Stato. Tale situazione è graficamente riprodotta dall’indicatore composito elaborato da Asvis e che visualizza, per ciascun Goal dell’Agenda, il trend di attuazione nel nostro Paese.

Immagine: Il futuro del Pianeta richiede un’energia pulita

Andamento dell’indicatore ASviS per l’accesso all’energia elettrica e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, elaborato dall’ASviS per l’Italia. Anno 2018” Fonte: ASviS

L’Obiettivo 7 e l’impegno di Coopservice per la riduzione dei consumi e un’energia pulita

Pienamente consapevole della responsabilità sociale dell’impresa, ulteriormente avvalorata dalla propria identità cooperativa, Coopservice ha da tempo avviato un percorso di impegno per la ricerca di soluzioni tecniche e organizzative in grado di rispondere ad alcune delle principali sfide di sostenibilità imposte dall’Agenda 2030.

In ordine al Goal 7, in tutti i settori di servizio in cui è presente, Coopservice, investendo in innovazione e ricerca, opera per ridurre i consumi energetici e lo spreco di risorse allo scopo di ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività e offrire ai clienti soluzioni efficienti e sostenibili.

Con l’Area ‘Energy e Facility Management’ Coopservice, garantendo una perfetta efficienza degli immobili e degli impianti in gestione, propone soluzioni per ridurre i consumi energetici e conseguentemente limitare le emissioni di gas effetto serra, principale causa del cambiamento climatico. 

Inoltre investe nella ricerca di tecnologie avanzate per sviluppare nuovi vettori energetici di tipo sostenibile, facendosi carico sia della conduzione e gestione tecnica di impianti tecnologici e termici che dell’efficientamento della resa della pubblica illuminazione.

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Pur tra ambiguità e contraddizioni, l’esito finale della COP28 di Dubai può segnare un passo avanti verso il mondo decarbonizzato. Perchè per la prima volta che nel documento finale di una Conferenza mondiale sul clima si traccia esplicitamente una direzione di uscita da un modello di sviluppo fondato sui combustibili fossili. Per quanto ci riguarda Coopservice ha da tempo avviato un percorso di sostenibilità ambientale per sviluppare una strategia di decarbonizzazione che parte dalla misurazione e identificazione dei fattori che determinano la Corporate Carbon Footprinti e per arrivare a definire obiettivi di riduzione realistici e fattibili. Una direzione di azione recentemente attestata dall'ottenimento della certificazione ISO 14064-1.
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Si tratta dello standard internazionale che garantisce l’affidabilità della rendicontazione delle emissioni di gas serra (GHG) e l’effettività della loro rimozione. In conseguenza della sua attribuzione l’impresa certifica di volere volontariamente adempiere, e nel modo migliore, all’imperativo della responsabilità ambientale (a partire dalla Cop 2015 di Parigi si sono identificate le aziende quali attori irrinunciabili per la tutela climatica), attestando l'attuazione di azioni concrete a favore della sostenibilità e la progressiva riduzione della propria carbon footprint.