01.07.2025
Idee
Il paradosso delle politiche ESG: l’essere sempre più riconosciute ancora non cancella le diffidenze
È necessario procedere con decisione verso l’adozione di criteri omogenei per rendere i parametri di sostenibilità aziendali misurabili, verificabili e comparabili. Una linea di sviluppo auspicata e condivisa da Coopservice che ha ottenuto una ‘Dichiarazione di verifica’ delle informative ESG prodotte.

La standardizzazione delle valutazioni ESG è necessaria alla loro credibilità 

Certo, passi avanti ne sono stati fatti, soprattutto nell’ambito dell’Unione Europea, ma l’adozione di una piena standardizzazione o, perlomeno, di una crescente omogeneità dei criteri di misurazione dei risultati ESG conseguiti dalle aziende rimane un risultato da raggiungere. Un obiettivo fortemente auspicabile perché la fissazione di linee guida chiare ed uniformi è essenziale per migliorare la trasparenza e la fiducia nelle metriche di valutazione delle attività di impresa in riferimento alle ricadute sull’ambiente, alla responsabilità sociale e all’eticità delle pratiche di governance.   

Lo scetticismo verso le rendicontazioni ESG alimentato dai casi di ‘greenwashing’ 

Per contro, in assenza di parametri universalmente riconosciuti, ciò che avviene è che le aziende utilizzano metodologie diverse per valutare e rendicontare le proprie performance rendendo difficoltosa la verificabilità dei risultati dichiarati e, conseguentemente, la loro comparabilità. In tal modo non si favorisce il superamento delle voci critiche che alimentano lo scetticismo e la diffidenza nei confronti dei report ESG cui hanno certamente contribuito i casi di ‘greenwashing’ venuti a galla, il cui clamore è stato direttamente proporzionale alla notorietà dei marchi aziendali coinvolti. 

Con la Direttiva (CSRD) dell’Unione Europea la rendicontazione ESG diventa un obbligo 

Ciò non toglie che, come si diceva, negli ultimi anni si siano registrati passi avanti nella direzione di una migliore definizione e chiarezza dei parametri di riferimento e quindi della verificabilità dei dati autodichiarati. Alle consolidate linee guida GRI si è sovrapposta la dinamica delle politiche della Unione Europea che con la Direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD) del 2022 ha fissato un percorso di step successivi per estendere progressivamente l’obbligo di rendicontazione all’universo delle imprese di grande e media dimensione/patrimonializzazione. 

ESRS, i primi standard comuni europei per le informative di sostenibilità 

Così, con la pubblicazione della Direttiva CSRD e la successiva adozione (31 luglio 2023) della prima serie di standard comuni europei sulla sostenibilità, gli European Sustainability Reporting Standard (ESRS), il quadro si è meglio delineato anche se non ancora in modo esaustivo. Tra le tematiche più dibattute il concetto, centrale, della ‘doppia materialità’ il quale comporta sia l’identificazione degli impatti ‘materiali’ generati dai processi aziendali sull’ambiente e la società (c.d. Impact Materiality) che, invertendo l’ottica, l’incidenza che le tematiche di sostenibilità possono avere sull’andamento dell’impresa e sulla sua situazione economico-finanziaria (Financial Materiality).

La necessità di omogenizzazione dei criteri per valutare al meglio i tanti vantaggi delle azioni ESG 

Passi avanti verso la chiarezza e la standardizzazione, dunque. Ma non ancora sufficienti a debellare la diffidenza che aleggia intorno ad una tematica che è sempre più centrale nelle moderne strategie aziendali: uno scetticismo, quello sull’accuratezza e l’affidabilità delle dichiarazioni ESG, che si rende necessario quanto prima superare in vista dei vantaggi, ormai universalmente riconosciuti, dell’adesione alle azioni di sostenibilità. Non si tratta, come noto, solo delle ricadute in termini ambientali e sociali ma anche dei benefici soggettivi quali il miglioramento della redditività, l’incremento della corporate reputation (con il portato della fiducia degli stakeholder e della fedeltà dei dipendenti), la mitigazione dei rischi, l’attrattività verso i migliori talenti professionali, tutte condizioni che pongono le basi per il successo a lungo termine dell’azienda. 

La continuità dell’impegno di Coopservice per aderire all’evoluzione dei framework di riferimento 

La non ancora compiuta standardizzazione delle valutazioni ESG non può però rappresentare un alibi per le aziende che intendono affrontare con serietà e tempestività le sfide della sostenibilità. Per questo negli ultimi 2 esercizi il Report Integrato di Coopservice ha recepito i più aggiornati standard introdotti dalla legislazione europea in forte anticipo rispetto agli obblighi previsti. Il Report risulta così redatto e pubblicato sia nella versione ‘consolidata’ secondo gli standard GRI che nella modalità ‘aggiornata’, incorporando i criteri ESRS. Una scelta volontaria di immediato avvicinamento alla nuova Corporate Sustainability Reporting Directive nell’ottica di migliorare la trasparenza e la comparabilità delle informazioni fornite agli investitori, agli stakeholder e alle comunità di riferimento.

Coopservice ha ora conseguito da Ente terzo la ‘Dichiarazione di verifica’ delle informative ESG prodotte 

Nelle scorse settimane, inoltre, è stato rilasciato a Coopservice da un Ente terzo una 'Dichiarazione di verifica’ delle informative ('Asserzioni Etiche’) prodotte in riferimento ai processi di sostenibilità intrapresi per la realizzazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nello specifico l’attestazione ha comprovato che le informative aziendali riferite alle azioni intraprese sono conformi da un lato alle normative ISO (ISO/IEC 17029:2019 e ISO/TS 17033:2019) che rendono verificabili le ‘Asserzioni Etiche’ e, dall’altro lato, formulate nel rispetto degli standard GRI, ovvero il framework attualmente ancora più diffuso al mondo per la rendicontazione della sostenibilità delle organizzazioni. 

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