La digitalizzazione è ovunque e investe anche la sanità del futuro
L’impatto rivoluzionario dell’inarrestabile progresso tecnologico, con il portato della pervasiva digitalizzazione e iperconnettività, si sta estendendo anche ai settori di attività umana che potevano apparire più ancorati ad una visione di continuità in quanto più legati alla fisicità delle situazioni. L’universo delle prestazioni sanitarie e assistenziali, in un’ottica tradizionale imprescindibili dal rapporto diretto ‘in presenza’ tra professionisti e pazienti e dalla centralità del ‘luogo ospedale’, è proprio uno degli ambiti che sta conoscendo una sempre più marcata evoluzione in direzione di uno degli asset che ormai vengono comunemente assurti a simbolo del mondo che verrà: la telemedicina.
Le ragioni demografiche e cliniche che impongono di ripensare i modelli di assistenza sanitaria
Per capire l’importanza degli scenari che la telemedicina può prefigurare si può partire dalla proiezione dei dati demografici e sanitari nazionali. In Italia, ai primi posti al mondo per longevità, la fragilità della condizione delle persone cresce più velocemente dell’aspettativa di vita: con l’allungamento di quest’ultima, infatti, aumentano anche la cronicizzazione delle malattie, i casi di disabilità grave e le ospedalizzazioni ricorrenti. Si tratta di una tendenza destinata ad aumentare nel tempo se è vero che, come attestano i dati Istat, la popolazione con più di 65 anni passerà dal 21,7% del 2015 al 32,6% nel 2065, mentre gli over 85 si dovrebbero attestare al 10% contro il 3,2% del 2015. Ciò mette ulteriormente sotto pressione il sistema sanitario nazionale, già alle prese con limiti finanziari e, in misura crescente, con difficoltà strutturali determinate dalla carenza di personale.
Occorre superare la concezione ‘ospedale-centrica’ dell’assistenza sanitaria
Il problema principale però si registra dal lato dell’utenza in quanto i modelli assistenziali tradizionali si rivelano non adeguati alle esigenze specifiche dei pazienti anziani e/o affetti da cronicità: con continui ricoveri e accessi al pronto soccorso non sempre appropriati, per contro, aumenta anche il rischio di peggiorarne le condizioni. Le statistiche riportate dalla Fondazione italiana di Leniterapia indicano che un terzo dei pazienti anziani dopo una degenza ospedaliera non è più in grado di camminare, il 60/70 per cento manifesta forme di stato confusionale acuto, mentre cresce esponenzialmente con il protrarsi del ricovero il pericolo di contrarre un’infezione.
La telemedicina può consentire di mantenere il paziente nel proprio ambiente quotidiano di vita
A dare una grossa mano però verso una nuova prospettiva di sostenibilità, se non addirittura di auspicabile miglioramento, oltre ai continui progressi della ricerca medica è anche l’entrata in scena dell’innovazione tecnologica che, come del resto ormai avviene in tutti i campi dell’agire umano, è destinata a cambiare i connotati dell’assistenza medica e infermieristica. Il ricorso alle nuove tecnologie digitali e comunicative può in molti casi consentire di assistere o comunque seguire i pazienti presso il proprio domicilio, evitandone il ricovero incongruo e riservando l’ospedalizzazione solo alla fase più acuta del problema. È questo il settore, in poderoso sviluppo, della telemedicina.
Che cosa è (e che cosa non è) la telemedicina
Con telemedicina si intende dunque la possibilità di utilizzare la leva tecnologica per abilitare l’assistenza sanitaria a distanza. Più analiticamente, secondo una definizione della Clinica Mayo (un'organizzazione non-profit per la pratica e la ricerca medica che si trova in tre aree metropolitane degli Stati Uniti e che è nota per essere in cima alla lista dei più accreditati standard di qualità), con telemedicina si intende l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione digitali, quali computer e dispositivi mobili, per accedere ai servizi sanitari da remoto e gestire l’assistenza sanitaria. Con un paletto chiarificatore da porre subito a premessa, però: essa deve essere considerata come una forma di assistenza da applicare in affiancamento e a supporto della medicina in presenza, non in sostituzione.
La raccomandazione dell’Europa per le soluzioni sanitarie e assistenziali digitali
La telemedicina è salita alla ribalta nel 2020 a seguito della crisi dei sistemi sanitari piegati dalla pandemia del Covid, ma è da almeno 20 anni un ambito di grande interesse grazie alla sempre maggiore disponibilità delle tecnologie informatiche e della crescente ubiquità della connettività di rete. Nel 2018 la Commissione Europea aveva sollecitato il Parlamento Europeo ad adottare una Risoluzione (poi approvata nel dicembre 2019) per accelerare la trasformazione digitale della sanità e dell’assistenza. Tra le diverse cose si legge nel testo che “i sistemi sanitari e assistenziali devono affrontare diverse sfide quali l’invecchiamento della popolazione e l’incremento delle malattie croniche-rare-neurodegenerative.... Se progettate adeguatamente le soluzioni sanitarie e assistenziali digitali possono accrescere il benessere di milioni di cittadini e cambiare radicalmente il modo in cui i servizi sanitari e assistenziali vengono forniti ai pazienti”.
L'evoluzione normativa italiana verso la ‘casa come primo luogo di cura e telemedicina’
Così, recependo gli indirizzi comunitari, nel nostro Paese nel dicembre 2020 il Ministero della Salute ha inserito la telemedicina tra le pratiche autorizzate dal Servizio Sanitario Nazionale, mentre il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha indicato la telemedicina tra gli elementi costitutivi delle strategie di rafforzamento dell’assistenza territoriale (Componente 1 della Missione 6 del PNRR) garantita dal SSN, indirizzando 750 milioni di euro verso gli interventi di assistenza domiciliare e telemedicina riferiti all’investimento ‘Casa come primo luogo di cura e telemedicina’.
La telemedicina preserva la socialità del paziente e ottimizza il rapporto costi-benefici
Perché proprio questa è la filosofia alla base dell’assistenza sanitaria erogata attraverso la telemedicina: la valorizzazione del domicilio quale ideale luogo di screening, monitoraggio e, quando possibile, cura così da ottimizzare sia il benessere del paziente – che può conservare la propria socialità - che il rapporto costi/benefici dell’intervento. Ecco allora che 2 successivi Decreti Ministeriali del 2022 hanno implementato i servizi di telemedicina nell’ambito dell’assistenza domiciliare e identificato le tipologie ‘minime’ che i sistemi sanitari regionali devono essere in grado di erogare:
> televisita,
> teleconsulto-assistenza,
> telemonitoraggio,
> teleassistenza.
La classificazione delle attività di telemedicina
Nella classificazione delle prestazioni di telemedicina riconosciute dal SSN a queste quattro configurazioni di ‘minima’ si aggiungono poi il telecontrollo e la teleriabilitazione. Se la maggior parte di esse implicano in ogni caso l’interazione con un professionista sanitario e auspicano il supporto di un caregiver, attività quali il telemonitoraggio e la teleriabilitazione possono essere svolte autonomamente avvalendosi delle necessarie strumentazioni e tecnologie IoMT (Internet of Medical Things). Nel caso del telemonitoraggio, esse devono consentire il rilevamento e la trasmissione a distanza di parametri vitali e clinici in modo continuo. Mentre nella teleriabilitazione si rendono necessari servizi e attrezzature volte ad abilitare, ripristinare o comunque mantenere lo stato psico-fisico di persone con disturbi o disabilità, oppure a rischio di svilupparli.
Le numerose esperienze di introduzione della telemedicina sul territorio nazionale
Non si tratta di progetti rimasti sulla carta. Nel caso del telemonitoraggio, così come del telecontrollo, le indicazioni ministeriali arrivano ad identificare specificatamente 5 target prioritari di pazienti a cui applicare le prestazioni di telemedicina: persone affette da diabete, patologie respiratorie, cardiologiche, oncologiche, neurologiche. E sulla scorta dell’entrata in vigore della normativa sono nate diverse esperienze di valore sul territorio nazionale. Un esempio è il progetto G.i.r.o.t. (Gruppi di intervento rapido ospedale-territorio) della Ausl Toscana Centro, finalizzato ad assistere a casa le persone malate, molto anziane, cercando di evitarne l’ospedalizzazione incongrua.
Alcuni esempi virtuosi riportati dall’Osservatorio sulle aziende e il sistema sanitario italiano (OASI)
Altro esempio sono le attività introdotte dalla Regione Emilia-Romagna che mirano, entro il 2025, a monitorare a distanza almeno 12.000 pazienti e, nell’ambio della stessa regione, dall’Ausl di Reggio Emilia che al telemonitoraggio e alla teleriabilitazione (oltre alla modalità più consolidata della televisita) sta affiancando prestazioni di teleradiologia, telerefertazione e teleconsulto prioritariamente erogate a pazienti cronici e persone non autosufficienti con problemi nello spostarsi verso i luoghi di erogazione delle cure. Ma il riferimento a territori in fase avanzata di attuazione potrebbe continuare riportando esempi virtuosi (citati nel Rapporto Oasi 2023 dell’Università Bocconi) quali l’Asl 2 di Roma, l’ASST Fatebenefratelli Sacco di MIlano, l’Asl di Taranto, l’ULSS 2 Marca Trevigiana.
‘Ospedale senza muri’ per una assistenza sanitaria sempre più sostenibile
Dietro queste esperienze, come per tante altre, c’è l’idea chiamata ‘Ospedale senza muri’ orientata a ‘dare gambe’ all’assistenza sanitaria non più situata in un solo luogo ma ovunque si verifichi il bisogno, a partire dal domicilio del paziente. Se le condizioni ‘di base’ affinché la telemedicina possa affermarsi – la disponibilità ovunque di una rete telematica e la presenza di un portale dedicato in cui conservare ‘in cloud’ le informazioni e i dati inviati dalle postazioni domiciliari – sono ormai acquisite, gli sviluppi indotti dall’evoluzione delle nuove tecnologie dell’Intelligenza Artificiale e della Robotica (compresi i dispositivi indossabili) prefigurano già ora ulteriori step di progresso di una modalità di erogazione dei servizi che può davvero segnare un grosso avanzamento in direzione di pratiche assistenziali sempre più sostenibili - alleggerendo la pressione sulle strutture sanitarie - e orientate al maggior benessere possibile del paziente.
La telemedicina implica una rete integrata di professionisti e prestazioni tecniche di supporto
Se risulta difficile prefigurare limiti agli avanzamenti possibili, quello che appare certo è che il progressivo sviluppo della telemedicina implica una crescente integrazione tra i servizi medici e infermieristici ospedalieri e territoriali, a loro volta inseriti in una rete di prestazioni che vede il fondamentale coinvolgimento dei caregiver che supportano i pazienti fino ad arrivare ai supporti tecnici non sanitari indispensabili per garantire il funzionamento e la disponibilità continuativa delle strumentazioni necessarie: programmatori informatici, tecnici delle apparecchiature concesse in uso, operatori professionali della logistica e della movimentazione.